Critica
L'arte estetica
Prof. Claudio Strinati
È un’arte complessa in cui ogni opera si lega all’altra attraverso una rete di rimandi interni e di corrispondenze, un’esperienza estetica del tutto insolita ma non per questo meno gratificante. Non è possibile esplicitarla con una formula critica univoca; arte aperta al molteplice può richiedere molteplici approcci. Quello che è certo, tuttavia, è che ci troviamo in presenza di una acquisizione assolutamente spontanea e sinceramente mediata, tale da richiedere anche al fruitore di spogliarsi dei propri pregiudizi e preconcetti ed esporsi a questa esperienza estetica con semplicità e compartecipazione.
Ci sono due modi, secondo il pensiero del Pittore, di vedere le opere d’arte e la pittura in genere. C’è quello tradizionale basato sul chiaroscuro e quello moderno che si pone in superficie. Il caso D’Elia nasce dalla demolizione al punto che il Pittore sembra andare avanti solo per intuizione, una intuizione quasi artigianale. E’ come se si pensasse al costruttore di un muro che lavora con la calce e le pietre; così è il D’Elia che non usa le pietre ma usa le teste senza usare altra calce. Ha un martello e un’accetta nel suo pennello e con quelli smussa quelle teste e questi corpi accoppiandoli forzatamente. Sembra di sentire la memoria di antiche costruzioni come se ne vedono (e le ha viste il Pittore) a Cirene dove ci sono dei muri della civiltà minoica che reggono ancora senza l’uso di calce, formando anche volte e finestre. Questa pittura è un lavoro, quindi , artigianale che viene poi modellato delicatamente.
E’ lecito pensare che questa pittura del domani costituisca una rottura completa con la tradizione. Questo per quel che riguarda la tecnica. C’è poi il problema della tematica rispetto alla pittura del passato. Si crea qui un’armonia generale basata su fattori visivi che si dispiegano senza più rapporto con la legge di gravità. Perché, contrariamente al passato, tutto basato sull’architettura e la scultura necessitanti di un punto di appoggio, la pittura non ne ha bisogno, fa da sé.
Il quadro può essere così girato a seconda del momento e della necessità. C’è qui, forse, la reminiscenza di esperienze reali vissute dal D’Elia in America meridionale, dove il Pittore ha percepito l’idea che il quadro potrebbe essere visto da tutte le parti, in modo da provocare una lettura continua. Il Maestro dipinge infatti inchiodando il quadro sul muro facendo girare la tela in continuazione. La struttura viene modificata mano a mano. Ad esempio il filo bianco che è ai bordi del quadro serve a dare maggiore forza alla pittura stessa, di colore e di linea. Si parte, in un certo senso, dal niente e il quadro assume, mano a mano, energia. C’è insomma, la ricerca dei contrasti e naturalmente tutto dipende dal collocare gli elementi al punto giusto, altrimenti nulla si rivela.
E’ necessario che l’artista abbia sempre sotto occhio le opere; così è un continuo divenire: quello che va bene oggi non lo sarà domani per il semplice fatto che tutto è un continuo migliorarsi. Un quadro può richiedere anni; e sono ormai per il D’Elia sessant’anni di pittura.